Mercoledì 2 giugno 2004 
Ore 3,00. BI- BIP! BI-BIP! SVEGLIAAA!
“Ma se ci siamo appena coricate? E’ già ora?” Pat non vuole crederci.
“Su, si era d’accordo di non fare storie. Al massimo in mezzora dobbiamo essere in macchina!” Sibilla, scattata subito in piedi, comincia a trafficare tra i bagagli. Le valigie sono già pronte, devono solo vestirsi e cercare di uscire dal coma… e dalla città –cosa non semplice-.
Ore 3,38. Detto addio all’hotel che le ha ospitate durante la loro breve vacanza, le tre sgabinate salgono in macchina alla volta dell’aeroporto Venzelaos.
“Non dev’essere difficile trovare la direzione giusta, dato che sono tre giorni che, ad ogni angolo, troviamo i cartelli con le indicazioni per l’aeroporto.” Sibilla non mette in dubbio, nemmeno per un istante, che Tania troverà la strada in pochi minuti.
Ma… mai sottovalutare la potenza dell’imbecillità!!
Ore 3,52. “Ma dove siamo finite?” Sibi si guarda attorno spaesata. “Dove sono i cartelli Venzeslaos?”
“Siamo finite in mezzo al nulla…” Patty cerca invano una presenza umana tra le vie.
“E ora? A chi chiediamo se la strada è deserta?”
L’abituale scena della perdita dell’orientamento si ripete anche al momento della partenza. Le tre pazzoidi stanno per cedere allo sconforto, già immaginando il loro aereo in fase di decollo senza di loro. Fortunatamente, da dietro l’angolo sbuca una motoretta a tutta velocità. Patty non perde tempo.
“Seguilo, presto!” Grida all’amica alla guida.
Tania accosta il motociclista e gli chiede di indicare loro la direzione per l’aeroporto, ma lui fa loro cenno di seguirlo e parte a razzo.
“C’è solo da sperare che abbia capito bene!”
L’Opel insegue il suo benefattore che ad un certo punto, dovendo svoltare a destra, fa loro cenno di andare sempre dritto. Sibilla fa un cenno di saluto, e si gira in tempo per notare che Tania sta di nuovo sbagliando strada. Se ne accorge anche il motociclista che si mette a sbracciare per indicare loro l’errore. Troppo tardi! Comunque, per pura fortuna o per opera divina, riescono alla fine a trovare la retta via lungo la superstrada a quattro corsie.
“Ma siamo proprio sicure che sia la giusta direzione?” I dubbi di Sibilla non cedono di un millimetro.
“Guarda! C’è un tipo su uno scooter, vuoi che mi avvicini?”
“Sì dai!”
Tania porta la macchina pericolosamente vicina al povero malcapitato che, oltretutto, non indossa il casco di protezione.
“Attenta a non stenderlo!” Pat sembra preoccupata per l’incolumità dell’incauto viandante notturno.
“Scuuuusiii!” Sibi si sporge dal finestrino per richiamare l’attenzione del motociclista. “Per l’aeroportooo?”
Lui le osserva ben, fa una faccia dubbiosa e fa loro cenno di seguirlo.
“Dev’essere un vizio dei Greci!”
“O forse ha capito che siamo rimbecillite!”
“Ma sta andando ai 30 all’ora! Chi glielo spiega che alle 5 dovremmo raggiungere l’aeroporto?”
Nonostante la sfiducia accordatagli dalle tre sventurate, qualche centinaio di metri dopo, l’amico si gira e fa loro cenno di seguire i cartelli per l’aeroporto. Sibila non è convinta e non lo lascia andare tanto facilmente.
“Scuuusii! Ma Venzelaos e Marcopoulos…” e accompagna la voce unendo nel senso della lunghezza i due indici come per dire “Una fazza,una razza?”
Lui comprensibilmente non capisce l’allusione e, con un’espressione poco sveglia, annuisce sorridendo a Sibilla.
Vabbè…
All’improvviso…
“ECCOLOOO! Svolta, presto, vai a destra! SVOOOLTA!”
“Cosa state blaterando?” Tania, poco sveglia, non capisce cosa vogliano segnalarle e tira dritto.
“Niente, ormai…”
“C’era l’indicazione corretta per l’aeroporto!” Patty tende palesemente alla disperazione.
“Non c’è problema! Prendiamo la prossima uscita! Eccola lì!” Tania non si perde d’animo ed imbocca l’uscita portando la macchina direttamente in mezzo ad un groviglio di vicoli a senso unico.
“Oh nooo!” Sibilla vorrebbe strapparsi i capelli.
“Non preoccupatevi! Ora basta svoltare di qua e riprendere la direzione di prim…”
“C’è un altro senso unico.” L’avvisa Patty che non ha dimenticato l’esperienza argiva.
“Beh, io lo percorro lo stesso contromano, tanto a quest’ora chi vuoi che ci fermi?”
Stavolta la fortuna le assiste e riescono addirittura a trovare l’indicazione per l’aeroporto. BRRAVISSSIME!!
Ore 4,31. Finalmente a destinazione! C’è solo un problema…
“Qualcuno deve rimanere a fare la guardia alle valigie mentre le altre parcheggiano l’auto. Patty..?”
“No, vi prego, ho paura!”
“Per favore! Noi dobbiamo portare la macchina al parcheggio. Torniamo fra poco!”
E così, seppur malvolentieri, Pat si arma di carrello e porta a spasso le valigie e gli zaini, caricati uno sull’altro. Vedendola salta in mente il paragone con i barboni armati di carrello pieno di ogni sorta di cianfrusaglie.
“Vai Pat, che sei la migliooore!” Le gridano le amiche dal finestrino.
“Fate presto!” Risponde loro con tono intimidatorio.
Anche se seguire i cartelli può sembrare elementare, la ricerca del parcheggio si rivela non più semplice di quella dell’hotel nei giorni precedenti. Dopo due giri completi su e giù per le rampe dello scarico dei bagagli dei passeggeri in arrivo (piano terra) ed in partenza (piano rialzato), finalmente si materializza l’area dei parcheggi.
“Bene. Tania, ora parcheggia al 266.”
“Ma è occupato!”
“Ecco, te l’avevo detto io che bisognava lasciare la macchina fuori dall’ufficio del Rent Car! Che ne sanno loro che non gliela restituiamo carbonizzata?”
“Abbiamo anche rischiato che finisse così, tra l’altro!”
Il parcheggio è deserto, a parte due turisti, armati ognuno di un trolley gigantesco, che vagano con aria spaesata fra le vetture. Sibilla ci si aggrappa come fosse l’unica possibilità di salvezza.
“Che culo, due anime! Che dici, chiediamo a loro? Magari stanno restituendo la macchina!”
“Ok, ti aspetto qui.”
Sibilla scende dalla vettura e chiama i due errabondi viaggiatori. Si apre una discussione in inglese di cui Tania non capisce una sola parola. E’ quasi sul punto di chiedere all’amica cosa stia succedendo, quando la portiera posteriore si apre ed un trolley mostruoso fa capolino in macchina spingendosi sul sedile. Dietro alla valigia, una signora bionda in ginocchio sul sedile tenta di salire in macchina issando un secondo trolley. Il suo culone toglie a Tania la visuale di Sibilla.
“Sibilla! Che sta succedendo? Chi è questa signora che si sta incastrando nella nostra macchina?”
“Ah, è tutto sotto controllo! Gli diamo un passaggio fino all’uscita dell’aeroporto, devono cambiare la macchina!”
“Aah, ora si spiega tutto!”
Il marito della tipa si siede accanto alla moglie, ma la portiera stenta a chiudersi a causa delle valigie ingombranti. Così, con uno scatto secco, il tipo si chiude la chiappa nella portiera e l’Opel si rimette in moto. I due coniugi americani si stupiscono della familiarità di Tania con le stradine contorte circondanti l’aeroporto.
“Sa, è la terza volta che le percorriamo, sempre in tondo!”
Scaricati gli autostoppisti davanti agli Arrivi, Sibilla si informa sulle modalità di restituzione della vettura, per poi scoprire che possono parcheggiarla su qualsiasi numero libero. E così, di corsa nuovamente verso il parcheggio.
“Addio, cara macchinina compagna di sventure!”
Il commiato è quasi commuovente!
Ore 4,53. Patty ha trovato un posticino comodo e sta scrivendo le sue memorie, quando improvvisamente vede con la coda dell’occhio una mano che afferra lo zaino di Tania e fugge. E’ questione di un attimo. L’istinto omicida monta prepotentemente nell’animo combattivo della nostra Pat che parte all’attacco, pronta a far fuori l’incauto ladro… ma …
“Tania! Sei tu! Che colpo!”
“Missione compiuta! Andiamo al Chek In!”
Piene di borse, bagagli e rotoli di cartone, raggiungono il nastro trasportatore. Ma una figura elegantemente di nero vestita si para loro davanti.
“Non qui! Questa è la prima classe. Per l’Economy allo sportello vicino! Grazie…”
Tania è quasi risentita.
“Come si permette? E se fossimo state delle miliardarie?”
“Ma ci hai viste bene?” Sibilla squadra da capo a piedi prima se stessa e poi le due compagne di viaggio.
“In effetti sembriamo delle disperate. Altro che prima classe!” Conviene Patty.
Lasciate le valigie sul nastro, le nostre sciagure ambulanti cercano un bar dove bere un caffè (Che schifo il caffè greco di Tania!) e delle sedie dove accamparsi per smangiucchiare le loro merendine. Sedute sulle poltroncine d’attesa, Sibi e Pat raccontano alla videocamera le numerose vicissitudini che le hanno seguite fino all’aeroporto. Ben presto giunge l’ora di imbarcarsi. All’ingresso del gate si ripete il rito dello zaino sul nastro trasportatore. Sibi e Pat passano indenni il controllo, ma al passaggio di Tania tra i due sensori… Bip Bi-bip! L’addetto si precipita con un aggeggio simile ad un manganello verso Tania che lo guarda allarmata.
“Le giuro che non ho armi addosso! Il coltellino l’ho lasciato a Roma all’andata!”
Dopo un controllo accurato, il giovane si rende conto che l’unico pezzo di metallo addosso alla poveretta è la placca della cintura.
“Non sono una terrorista!”
“Vada pure, è pulita!”
“Sì che son pulita, io!” La giovane è un po’ risentita. “Adesso mi prendo lo zaino e andia… Dov’è il mio zaino? Perché è rimasto bloccato nel tunnel? E’ troppo ingombrante? Me lo ridate, per favore?”
I tre addetti al controllo non rispondono. Stanno infatti osservando con crescente interesse il monitor che ritrae la radiografia del mostruoso zaino di Tania.
“Cos’è quella roba?” Chiede uno agli altri indicando contemporaneamente con il dito una macchia nera sullo schermo.
“Cos’è? Cosa guardate? Nonportoarmi,giuro! LeholasciateaRoma! Forse quello non è il mio zaino!” Normalmente, quand’è agitata, Tania comincia incomprensibilmente a parlare a macchinetta come una pazza, senza interporre spazi tra le parole.
“Ah, dev’essere il caricabatteria della telecamera!” Interviene Sibilla, per salvare l’amica in evidente difficoltà.
“Ah! Ih Ih Ih! -risata isterica- Sì, è vero! E’ il caricabatteria della telecamera, e c’è anche quello della fotocamera. Noncicredete? Velogiuro!” E, presa dal panico vedendosi praticamente già ammanettata e rinchiusa in una cella oscura –a mo’ di Bridget Jones II- solo per aver voluto immortalare le bellezze elleniche, apre la borsa contenente la videocamera per avvalorare le sue affermazioni senza interrompere il fiume di parole. L’opera di convincimento ha effetto, tanto che, per non doverla sopportare oltre, la cacciano letteralmente via. Tania tira un sospiro di sollievo e si appresta a raggiungere le amiche che, fingendo di non conoscerla, si erano allontanate.
“Ti abbiamo vista in una tale brutta situazione da renderci conto di non poter fare nulla per aiutarti.” Spiega Pat facendo spallucce.
“Grazie mille!”
Ore 6,15. Si vola verso casa! Il volo si svolge, stranamente, in tranquillità, anche perché le tre sventure ambulanti sono praticamente svenute sulle loro poltroncine. Nemmeno la famigerata scatolina verde contenente la “colazione” riesce a far resuscitare Tania e Sibilla, mentre l’irriducibile Pat scarta soddisfatta il secondo plumcake della giornata appena iniziata.
Ore 7,22 Ora locale. Una volta nuovamente a terra –meno male!- si preparano a raccogliere i loro effetti personali per abbandonare l’efficiente –è il caso di dirlo!- velivolo. Pat fa per staccare il posteriore dal sedile quando un tubo di cartone le cade violentemente in testa. Il passeggero del sedile dietro il loro, infatti, sta cercando nello sportellino sopra le loro teste, il suo bagaglio a mano. Mentre Patty dolorante si appresta a recuperare il tubo contenente i dipinti di Antonia, Tania si affretta a togliere dalle mani dell’imbranato viaggiatore il sacchetto con le loro merendine.
“Il tubo è nostro, grazzzie! E questa è la nostra colazione! Grazzzie!”
Tà si guarda intorno in cerca di qualcuno al quale chiedere di poter avere una copia del giornale in lingua greca per Patty che vorrebbe portarlo a casa come souvenir. Fortunatamente qualcuno ha lasciato sul sedile proprio l’inserto che interessa a Patty. L’hostess, molto gentile, si avvicina a Tania e porgendoglielo aggiunge: “Tenga, se riesce a tradurre questa strana lingua!”
“Ma è greco!” Replica l’altra indignata. E tra sé: “Ma come fa un’hostess in volo dalla Grecia a non riconoscere l’alfabeto? Mah…” Giunta in testa all’aereo, impacciata dall’enorme zaino plumbeo –nel senso che pesa come fosse di piombo-, trova lo stuart che, intento a chiacchierare, blocca il passaggio con la sua mole taurina.
“Arrivederci!” Squilla la vocina della disgraziofora (Dal greco, portatrice di disgrazie).
L’uomo, non solo non la caga minimamente, ma non accenna nemmeno a togliersi di torno. Tania non ci prova una seconda volta, ma spingendo con tutte le sue forze, s’intrufola nell’esiguo spazio tra l’omaccione e la parete del velivolo.
“S-c-u-s-i! Si tolga! A-c-c-i-d-e-n-ti!”
A rendere più comica la situazione, dietro a Tania si sentono chiaramente i commenti comici di Patty. Con non poca fatica, la giovine riesce ad aprirsi un varco senza che l’uomo si accorga di nulla.
“Non ditemi che eravamo nelle mani di questo rimbambito!”
“Oh! Finalmente a Roma!” Finalmente spunta anche una Sibilla in condizioni disastrose. Inguardabile. La lunga pennichella ad alta quota ha lasciato visibili segni sul viso dell’attraente fanciulla, che ora risulta irriconoscibile alle compagne di viaggio.
“Ma è lei?” Bisbiglia Patty preoccupata.
“Sì, purtroppo! Poverella…”
“Sono solo un po’ stanca!” Si giustifica Sibi.
“Ah, allora va bene!” Esclama Patty con aria beffarda.
Ore 7,35. Recuperato e caricato un carrello in un modo che sfida la legge di gravità, le tre disgraziate, gonfie di sonno come tre zampogne stonate, scorrazzano per l’aeroporto per far passare il tempo.
“Non possiamo mica stare tutte quelle ore sedute a mo’ di barbone!” Spiega Sibilla alle altre due che, invece, non disdegnerebbero l’idea di fare del sano baronaggio.
“Ma a che ora abbiamo il volo per Bolzano?” Chiede ingenuamente Patty.
“Tra solo sei ore!” Le risponde Tania con la naturalezza che avrebbe usato se le avesse invece chiesto un fazzoletto.
“Che? Stai scherzando?” Pat spera che si tratti solo di una burla di cattivo gusto.
“No! E’ vero!” Interviene Sibi. “Lo si sapeva ben, no?”
“Sì, ora che me lo dici. Ma avevo completamente rimosso.”
“Dai, l’aeroporto è grande, ce lo giriamo tutto ed arriva subito ora di imbarcarci di nuovo.” Propone Sibi non perdendo il suo ottimismo. Poi si ferma ad osservare qualcosa. “Ma quello non è Albano?”
“E’ vero!”
“Non lo caga proprio nessuno, poveretto!”
Da lontano notano l’insegna di una libreria e decidono di fare un giro lasciando sempre una di guardia al carrello modello barbone. Nel frattempo passa di là anche Nancy Brilli, ma nessuno sembra interessarsene.
Ore 9,01. Durante una sosta alla toilette, Sibi attacca bottone con una signora toscana che vorrebbe portarsi la valigia in bagno per paura che gliela portino via. Comincia così una lunga disquisizione di gruppo sulle modalità di furto e sulle esperienze capitate ad amici e conoscenti. Ad un certo punto, rendendosi conto di non poter intasare oltre la toilette con i loro carrelli strapieni, le chiacchierone si salutano e si augurano a vicenda buon viaggio.
La carrellata dei negozi continua, ma le tre fanciulle cominciano ben presto a sentire il peso della stanchezza accumulata alla quale cedono accampandosi in un angolo provvisto di seggioline. Tania compra una monografia di Archeo per passare il tempo insieme alle sue rovine greche, Patty scrive le sue memorie interrotte bruscamente all’aeroporto di Atene, Sibilla si corica scossa da brividi di freddo.
Ore 10,47. Le ore passano e la situazione peggiora fino a degenerare. La povera Sibi, infatti, si lascia travolgere da una crisi isterica causata dalla stanchezza e dal freddo ai piedi. Osservandola, le altre non sanno come tirarle su il morale ormai incollato al pavimento.
Ore 11,53. Finalmente giunge l’ora di recarsi a fare i biglietti d’imbarco. Le tre poverette si trascinano stancamente al gabbiotto e consegnano i documenti. La signorina, consegnando loro i documenti, le avvisa che l’imbarco si effettuerà alle ore 12,55.
“C’è tempo!” Commentano in coro.
“Andiamo a mangiare qualcosa di caldo?” Propone l’affamata Pat.
“Oh, il tuo stomaco non sciopera mai, vedo!” Sibi trova la forza di commentare sorridendo l’abbuffinaggio dell’amica filiforme.
E così si consolano con una pizza al taglio aspettando che la loro Odissea abbia fine. Nel frattempo, attorno a loro si avvicendano gli altri viaggiatori di passaggio per mangiare. Un signore ben vestito, seduto al tavolo accanto, chiede loro di dare gentilmente un occhio alla sua ventiquattrore mentre si reca al bagno. Ed in quei pochi minuti di assenza del legittimo proprietario del posto a tavola, alle tre ragazze tocca pure combattere con un tipo antipatico che, occupato il posto dell’altro, non ne vuole sapere di lasciarlo libero.
Ore 12,55. “Oddio! Ma è tardissimo! Dobbiamo andare all’imbarco!”
Raccolte le loro scarabattole, le tre sventurate si precipitano trafelate all’imbarco. Questa volta le tac ai loro zaini non presentano nulla di strano, perciò l’operazione si svolge abbastanza velocemente. Se non che, dopo essere stata fermata dal consueto BIP BIP a causa questa volta del cellulare che ha dimenticato nella tasca dei jeans, al momento di raccogliere i suoi bagagli dal nastro, Tania si accorge che il suo prezioso tubo è sparito.
“Alt! Dov’è finito il mio tubo? E’ rimasto dentro il tunnel?”
Siccome nessuno sembra curarsi di lei, Tania si mette alla ricerca del tubo. Lo trova nel l’angusto corridoio fra il nastro trasportatore e quello accanto. Non riuscendo a sporgersi a sufficienza, decide di fare il giro e di infilarsi nel corridoio, naturalmente tenendo lo zaino al sicuro sulle spalle. Le sue compagne di sventura vedono spuntare tra i due nastri, un culone sormontato da uno zaino-valigia.
“Tania, che stai facendo?”
“Ho perso il tubo!” Risponde una voce strozzata dal cunicolo.
Zaini in spalla e tubi sotto il braccio, inizia la lunga corsa verso il gate.
“Dev’essere qui, dietro l’angolo!” Patty incoraggia le compagne.
Ma, ahimè, le insegne da lontano indicano loro che la via è ancora lunga, che bisogna svoltare innumerevoli volte per i corridoi prima di raggiungere la meta. Le tre, dopo aver atteso quasi sei ore girandosi i pollici, ora rischiano seriamente di perdere il volo.
“Correte! Presto!”
Svoltato l’ennesimo angolo, improvvisamente si trovano davanti al loro gate. I tre addetti all’imbarco si girano in tempo per vederle giungere trafelate, sfatte e cariche di bagagli.
“Ah, ECCOLE! Chiama e dì che non è più necessario l’annuncio…” Tuona simpaticamente l’omaccione del gruppo. “Signorine taldeitali?”
“Sì! Siamo noi!”
“Ci siamo perse per i corridoi!”
“Stavamo per farvi chiamare con l’altoparlante. Il vostro volo è in via di decollo, aspettavamo solo voi!” Annuncia loro quello che sembra essere il capo, l’omone dal viso giocondo.
“Ma ci controllate?” Chiede Tania stupita crogiolandosi nell’idea che le avrebbero annunciate con l’altoparlante come tre star internazionali. Già s’immagina la scena della voce riecheggiante per l’aeroporto: “DING DONG! Le gentilissime ed egregie signorine Bellinazzi Patrizia, Marchetto Tania e Pedron Sibilla sono pregate di recare la signoria loro all’imbarco del volo per Bolzano, che non partirà comunque senza il carico prezioso della loro presenza.”
“Già, sappiamo tutto di voi.” Risponde l’uomo. “Sappiamo anche che provenite da Atene.”
GULP!
“Dai, saliamo sul pulmino. Gli altri passeggeri sembrano un po’ incazzati…” Nota preoccupata Pat. “Sibilla, tu non vieni?”
“Ehm, non trovo più il biglietto! Dove l’ho messo?” Sibilla, in preda all’angoscia, sta rovesciando a terra il contenuto dello zaino davanti allo sguardo sconvolto dei tre addetti all’imbarco. “M-Mi scusi, ora lo trovo, eh!”
Pochi minuti dopo il pulmino si mette finalmente in moto con a bordo le tre ritardatarie che gli altri passeggeri osservano con astio. In fila davanti all’unico sportello dell’aereo, i passeggeri muniti di bagaglio lo consegnano perché venga caricato nel bagagliaio. Il velivolo è infatti così minuscolo che per riempirne la coda con le valigie basta veramente poco. Tania, davanti alle altre due, si appresta a mettere un piede sulla scaletta e…
“Scusi, signorina!”
“NOOO! ANCORA? Ma ce l’avete tutti con me?” Sbotta fra sé la iellofora fanciulla.
“Il bagaglio andrebbe nel deposito…” comincia l’uomo.
“Ma io l’ho già consegnata, la mia valigia!” Gli spiega lei come se parlasse con un imbecille.
“E… quello?” L’uomo indica lo zaino mostruoso poggiante sulle spalle di Tania come un guscio sul dorso di una lumaca.
“Ah, questo? Ma è SOLO il mio bagaglio a mano!” Sorride la ragazza come se nulla fosse.
“Se non da fastidio a lei, può tenerlo!” Le concede l’uomo, con un’espressione poco convinta stampata sulla faccia.
“Grazie!”
Sibilla e Patty ringraziano il cielo che la vacanza si stia concludendo senza grossi incidenti, perché, per come si era imbarcata la faccenda, rischiavano seriamente di non tornare a casa illese.
Ore 13,27. Stravaccate comodamente sulle loro poltroncine, si danno a commenti simpatici sugli ultimi sviluppi della loro avventura. L’aereo però è piccolo e gli altri passeggeri cominciano a spazientirsi per la confusione creata da quei tre ordigni vaganti.
“Che bella la tua maglietta, Pat!” Commenta Sibilla.
“Già! L’ho presa da Intimissimi.”
“Ma l’hai messa rovescia?”
“No! E’ fatta così.”
“Io vedo le cuciture.” Interviene Tania.
“Eh, le han fatte apposta!” Ribatte Patty spazientita dall’insistenza delle compagne.
“Allora gira un lembo e vediamo com’è l’interno!”
L’interno è perfettamente liscio, senza cuciture visibili. OPS!
“Non posso scendere dall’aereo con la maglietta rovescia!” Si dispera Pat.
“Non vorrei angosciarti, ma è da stamattina che la indossi rovescia. Minuto più, minuto meno..” Tania cerca di sdrammatizzare.
“No! La devo girare subito!” S’incapponisce Patty.
“Sei impazzita? Non vedi che siamo su un aereo piccolissimo!” La rimprovera Sibi. Ed in bisbiglio aggiunge: “Dietro c’è pure la Cagnotto! Che figura ci fai?”
Ma Pat non sente ragioni e si denuda mentre Sibilla, imbarazzatissima, le fa da paravento con il giubbotto in jeans guardandosi attorno con aria preoccupata. Poi si gira verso Tania che si gode la scena sghignazzando, e le bisbiglia: “Quando siamo partite era pudica e composta. In questo istante è su un aereo in reggiseno. Ti rendo conto? Tania, abbiamo creato un mostro!”
Ore 14,38. Dopo un’oretta abbondante di viaggio, finalmente il minuscolo aereo si prepara ad atterrare nell’altrettanto minuscolo aeroporto di Bolzano e riporta a terra le tre temerarie compagne di sventura.
“Che strano! Siamo state lontane solo 4 giorni, ma mi sembra sia passata almeno una settimana.” Commenta malinconica Sibilla.
“E’ vero. Ce ne sono successe così tante da poter riempire un diario!” L’idea a Tania non dispiace.
“Che tristezza però dover tornare a casa!” Anche Pat è dispiaciuta per la fine della loro avventura ateniese.
Ritirate le loro valigie a brandelli a causa del trattamento poco gentile riservatogli dai romanacci, Sibi, Tà e Pat si dirigono verso la hall. E’ vero, la loro piccola vacanza si è conclusa, ma nel loro cuore si sentono davvero fortunate e pensano divertite a tutto ciò che in soli 4 giorni hanno vissuto insieme e che presto racconteranno ai loro cari tra una risata e l’altra.
Nota dell’autore
Qui si conclude il diario di una breve vacanza in Grecia di tre ragazze fuori dal comune. Qualcuno leggendolo potrà trovarlo divertente, qualcun altro lo riterrà magari banale, di certo ci sarà chi si metterà le mani nei capelli giurando di non intraprendere mai nulla in compagnia anche solo di una di noi tre. Vorrei rasserenare le persone che ci amano assicurando loro che un tale susseguirsi di disavventure, in un lasso di tempo tanto breve, è solo la naturale conseguenza del fortuito incontro di tre spiriti inquieti, imbranati e pericolosamente inclini alla ricerca di avventure con cui rendere più piccante la propria esistenza. Incredibilmente, ognuna di loro ha però potuto far ritorno a casa illesa e sulle proprie gambe, anche se questa vacanza non sarà di certo un argomento di cui, ormai nonne, narreranno con orgoglio ai nipotini come esempio della loro giovanile virtù. Però è indubbio che questo breve viaggio alla scoperta della Grecia rimarrà per sempre nei loro ricordi più piacevoli e divertenti, ed è altrettanto certo che, rileggendo tra qualche anno questo scritto, sorrideranno tra le lacrime ricordando una bella amicizia sbocciata tra le antiche rovine elleniche.
Ringraziamenti
Vorrei ringraziare innanzitutto i baldi Elleni che ci hanno ripetutamente soccorse nei quotidiani momenti di totale smarrimento: il tassista bastardo che sosteneva di non conoscere l’odos Kolonou, il nonno di Heidos e la sua signora impaillettata ed infine i due motociclisti che, pur potendolo, non sono fuggiti alla vista delle tre disgrazie, ma hanno accettato di dare loro una mano a ritrovare la retta via.
Vorrei inoltre ringraziare tutti i folli automobilisti ellenici per aver contribuito a preservare i preziosi specchietti della nostra Opel e per non averci mandate troppo a cagare, considerando la nostra guida malsana; un grazie anche ai taxi e ai bus per aver pazientato durante le nostre ripetute, ma non volute, invasioni di corsia.
Un grazie di cuore va in modo particolare a due persone speciali che ci è stato dato di incontrare, Antonia e Dimitri, i quali ci hanno fatto conoscere il vero spirito di ospitalità e la profonda cultura di alcuni Greci.
Grazie ai bigliettari dei siti archeologici che non hanno controllato la validità dei nostri documenti lasciandoci scorrazzare gratuitamente per le millenarie rovine, e grazie anche a quel pignolo bigliettaro delfico per averci, se non altro, fatte ridere un po’ –se ce ne fosse stato bisogno!
Grazie anche a voi, secolari ulivi, per averci protette con le vostre fronde da sguardi indiscreti e grazie al dio Sole per averci bruciacchiate durante le nostre scarpinate.
Un ringraziamento particolare va alle forze dell’ordine aeroportuali per averci protette da eventuali attacchi terroristici e soprattutto da noi stesse.
Nei ringraziamenti non posso omettere i nostri genitori i quali, pur consapevoli della sconsideratezza delle loro figlie, non hanno intralciato i nostri progetti e si sono limitati ad accendere qualche cero alla Madonna per precauzione. Grazie di cuore anche ad Alberto, Maurizio, Cristina e Marco che, con tutti i rischi connessi, ci hanno accompagnate all’aeroporto, ed a Lalla e Mattia che hanno sostenuto una vera e propria Maratona per salutare la zia in partenza. Un ringraziamento anche a chi, leggendo le bozze di questo diario in fieri, mi ha incoraggiata con critiche costruttive ed entusiastiche ad andare avanti nella stesura di questa fatica.
Ultime, ma non per importanza, vorrei dare il mio GRAZIE più sentito alle mie compagne di viaggio, Patty e Sibilla. Visitando Atene ho finalmente realizzato il mio sogno più grande, e l’ho fatto avendo accanto due vere calamità naturali che hanno reso l’esperienza davvero divertente, esilarante… indimenticabile. So con certezza che questa breve vacanza resterà nel mio cuore per sempre, unica nel suo genere come uniche sono le due amiche che mi hanno accompagnata. Senza la loro simpatia, il loro umorismo e soprattutto senza il feeling che si è instaurato da subito tra noi, il nostro viaggio non sarebbe stato tanto meraviglioso. Dopo essermi scervellata a lungo per scrivere questo diario, ora mi mancano le parole per esprimere quello che ho dentro, così dirò solo “Grazie, amiche mie”...
Scuse
Ho aggiunto quest’ultima voce, doverosamente, in onore di un nostro particolare amico che ha rischiato la vita a causa nostra. Le mie scuse vanno al coraggioso benzinaro che probabilmente resterà segnato a vita dall’incontro con i tre pericoli ambulanti che volevano fargli saltare per aria un’attività faticosamente costruita. Ci auguriamo tutte tre che si riprenda al più presto.
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Ore 3,00. BI- BIP! BI-BIP! SVEGLIAAA!
“Ma se ci siamo appena coricate? E’ già ora?” Pat non vuole crederci.
“Su, si era d’accordo di non fare storie. Al massimo in mezzora dobbiamo essere in macchina!” Sibilla, scattata subito in piedi, comincia a trafficare tra i bagagli. Le valigie sono già pronte, devono solo vestirsi e cercare di uscire dal coma… e dalla città –cosa non semplice-.
Ore 3,38. Detto addio all’hotel che le ha ospitate durante la loro breve vacanza, le tre sgabinate salgono in macchina alla volta dell’aeroporto Venzelaos.
“Non dev’essere difficile trovare la direzione giusta, dato che sono tre giorni che, ad ogni angolo, troviamo i cartelli con le indicazioni per l’aeroporto.” Sibilla non mette in dubbio, nemmeno per un istante, che Tania troverà la strada in pochi minuti.
Ma… mai sottovalutare la potenza dell’imbecillità!!
Ore 3,52. “Ma dove siamo finite?” Sibi si guarda attorno spaesata. “Dove sono i cartelli Venzeslaos?”
“Siamo finite in mezzo al nulla…” Patty cerca invano una presenza umana tra le vie.
“E ora? A chi chiediamo se la strada è deserta?”
L’abituale scena della perdita dell’orientamento si ripete anche al momento della partenza. Le tre pazzoidi stanno per cedere allo sconforto, già immaginando il loro aereo in fase di decollo senza di loro. Fortunatamente, da dietro l’angolo sbuca una motoretta a tutta velocità. Patty non perde tempo.
“Seguilo, presto!” Grida all’amica alla guida.
Tania accosta il motociclista e gli chiede di indicare loro la direzione per l’aeroporto, ma lui fa loro cenno di seguirlo e parte a razzo.
“C’è solo da sperare che abbia capito bene!”
L’Opel insegue il suo benefattore che ad un certo punto, dovendo svoltare a destra, fa loro cenno di andare sempre dritto. Sibilla fa un cenno di saluto, e si gira in tempo per notare che Tania sta di nuovo sbagliando strada. Se ne accorge anche il motociclista che si mette a sbracciare per indicare loro l’errore. Troppo tardi! Comunque, per pura fortuna o per opera divina, riescono alla fine a trovare la retta via lungo la superstrada a quattro corsie.
“Ma siamo proprio sicure che sia la giusta direzione?” I dubbi di Sibilla non cedono di un millimetro.
“Guarda! C’è un tipo su uno scooter, vuoi che mi avvicini?”
“Sì dai!”
Tania porta la macchina pericolosamente vicina al povero malcapitato che, oltretutto, non indossa il casco di protezione.
“Attenta a non stenderlo!” Pat sembra preoccupata per l’incolumità dell’incauto viandante notturno.
“Scuuuusiii!” Sibi si sporge dal finestrino per richiamare l’attenzione del motociclista. “Per l’aeroportooo?”
Lui le osserva ben, fa una faccia dubbiosa e fa loro cenno di seguirlo.
“Dev’essere un vizio dei Greci!”
“O forse ha capito che siamo rimbecillite!”
“Ma sta andando ai 30 all’ora! Chi glielo spiega che alle 5 dovremmo raggiungere l’aeroporto?”
Nonostante la sfiducia accordatagli dalle tre sventurate, qualche centinaio di metri dopo, l’amico si gira e fa loro cenno di seguire i cartelli per l’aeroporto. Sibila non è convinta e non lo lascia andare tanto facilmente.
“Scuuusii! Ma Venzelaos e Marcopoulos…” e accompagna la voce unendo nel senso della lunghezza i due indici come per dire “Una fazza,una razza?”
Lui comprensibilmente non capisce l’allusione e, con un’espressione poco sveglia, annuisce sorridendo a Sibilla.
Vabbè…
All’improvviso…
“ECCOLOOO! Svolta, presto, vai a destra! SVOOOLTA!”
“Cosa state blaterando?” Tania, poco sveglia, non capisce cosa vogliano segnalarle e tira dritto.
“Niente, ormai…”
“C’era l’indicazione corretta per l’aeroporto!” Patty tende palesemente alla disperazione.
“Non c’è problema! Prendiamo la prossima uscita! Eccola lì!” Tania non si perde d’animo ed imbocca l’uscita portando la macchina direttamente in mezzo ad un groviglio di vicoli a senso unico.
“Oh nooo!” Sibilla vorrebbe strapparsi i capelli.
“Non preoccupatevi! Ora basta svoltare di qua e riprendere la direzione di prim…”
“C’è un altro senso unico.” L’avvisa Patty che non ha dimenticato l’esperienza argiva.
“Beh, io lo percorro lo stesso contromano, tanto a quest’ora chi vuoi che ci fermi?”
Stavolta la fortuna le assiste e riescono addirittura a trovare l’indicazione per l’aeroporto. BRRAVISSSIME!!
Ore 4,31. Finalmente a destinazione! C’è solo un problema…
“Qualcuno deve rimanere a fare la guardia alle valigie mentre le altre parcheggiano l’auto. Patty..?”
“No, vi prego, ho paura!”
“Per favore! Noi dobbiamo portare la macchina al parcheggio. Torniamo fra poco!”
E così, seppur malvolentieri, Pat si arma di carrello e porta a spasso le valigie e gli zaini, caricati uno sull’altro. Vedendola salta in mente il paragone con i barboni armati di carrello pieno di ogni sorta di cianfrusaglie.
“Vai Pat, che sei la migliooore!” Le gridano le amiche dal finestrino.
“Fate presto!” Risponde loro con tono intimidatorio.
Anche se seguire i cartelli può sembrare elementare, la ricerca del parcheggio si rivela non più semplice di quella dell’hotel nei giorni precedenti. Dopo due giri completi su e giù per le rampe dello scarico dei bagagli dei passeggeri in arrivo (piano terra) ed in partenza (piano rialzato), finalmente si materializza l’area dei parcheggi.
“Bene. Tania, ora parcheggia al 266.”
“Ma è occupato!”
“Ecco, te l’avevo detto io che bisognava lasciare la macchina fuori dall’ufficio del Rent Car! Che ne sanno loro che non gliela restituiamo carbonizzata?”
“Abbiamo anche rischiato che finisse così, tra l’altro!”
Il parcheggio è deserto, a parte due turisti, armati ognuno di un trolley gigantesco, che vagano con aria spaesata fra le vetture. Sibilla ci si aggrappa come fosse l’unica possibilità di salvezza.
“Che culo, due anime! Che dici, chiediamo a loro? Magari stanno restituendo la macchina!”
“Ok, ti aspetto qui.”
Sibilla scende dalla vettura e chiama i due errabondi viaggiatori. Si apre una discussione in inglese di cui Tania non capisce una sola parola. E’ quasi sul punto di chiedere all’amica cosa stia succedendo, quando la portiera posteriore si apre ed un trolley mostruoso fa capolino in macchina spingendosi sul sedile. Dietro alla valigia, una signora bionda in ginocchio sul sedile tenta di salire in macchina issando un secondo trolley. Il suo culone toglie a Tania la visuale di Sibilla.
“Sibilla! Che sta succedendo? Chi è questa signora che si sta incastrando nella nostra macchina?”
“Ah, è tutto sotto controllo! Gli diamo un passaggio fino all’uscita dell’aeroporto, devono cambiare la macchina!”
“Aah, ora si spiega tutto!”
Il marito della tipa si siede accanto alla moglie, ma la portiera stenta a chiudersi a causa delle valigie ingombranti. Così, con uno scatto secco, il tipo si chiude la chiappa nella portiera e l’Opel si rimette in moto. I due coniugi americani si stupiscono della familiarità di Tania con le stradine contorte circondanti l’aeroporto.
“Sa, è la terza volta che le percorriamo, sempre in tondo!”
Scaricati gli autostoppisti davanti agli Arrivi, Sibilla si informa sulle modalità di restituzione della vettura, per poi scoprire che possono parcheggiarla su qualsiasi numero libero. E così, di corsa nuovamente verso il parcheggio.
“Addio, cara macchinina compagna di sventure!”
Il commiato è quasi commuovente!
Ore 4,53. Patty ha trovato un posticino comodo e sta scrivendo le sue memorie, quando improvvisamente vede con la coda dell’occhio una mano che afferra lo zaino di Tania e fugge. E’ questione di un attimo. L’istinto omicida monta prepotentemente nell’animo combattivo della nostra Pat che parte all’attacco, pronta a far fuori l’incauto ladro… ma …
“Tania! Sei tu! Che colpo!”
“Missione compiuta! Andiamo al Chek In!”
Piene di borse, bagagli e rotoli di cartone, raggiungono il nastro trasportatore. Ma una figura elegantemente di nero vestita si para loro davanti.
“Non qui! Questa è la prima classe. Per l’Economy allo sportello vicino! Grazie…”
Tania è quasi risentita.
“Come si permette? E se fossimo state delle miliardarie?”
“Ma ci hai viste bene?” Sibilla squadra da capo a piedi prima se stessa e poi le due compagne di viaggio.
“In effetti sembriamo delle disperate. Altro che prima classe!” Conviene Patty.
Lasciate le valigie sul nastro, le nostre sciagure ambulanti cercano un bar dove bere un caffè (Che schifo il caffè greco di Tania!) e delle sedie dove accamparsi per smangiucchiare le loro merendine. Sedute sulle poltroncine d’attesa, Sibi e Pat raccontano alla videocamera le numerose vicissitudini che le hanno seguite fino all’aeroporto. Ben presto giunge l’ora di imbarcarsi. All’ingresso del gate si ripete il rito dello zaino sul nastro trasportatore. Sibi e Pat passano indenni il controllo, ma al passaggio di Tania tra i due sensori… Bip Bi-bip! L’addetto si precipita con un aggeggio simile ad un manganello verso Tania che lo guarda allarmata.
“Le giuro che non ho armi addosso! Il coltellino l’ho lasciato a Roma all’andata!”
Dopo un controllo accurato, il giovane si rende conto che l’unico pezzo di metallo addosso alla poveretta è la placca della cintura.
“Non sono una terrorista!”
“Vada pure, è pulita!”
“Sì che son pulita, io!” La giovane è un po’ risentita. “Adesso mi prendo lo zaino e andia… Dov’è il mio zaino? Perché è rimasto bloccato nel tunnel? E’ troppo ingombrante? Me lo ridate, per favore?”
I tre addetti al controllo non rispondono. Stanno infatti osservando con crescente interesse il monitor che ritrae la radiografia del mostruoso zaino di Tania.
“Cos’è quella roba?” Chiede uno agli altri indicando contemporaneamente con il dito una macchia nera sullo schermo.
“Cos’è? Cosa guardate? Nonportoarmi,giuro! LeholasciateaRoma! Forse quello non è il mio zaino!” Normalmente, quand’è agitata, Tania comincia incomprensibilmente a parlare a macchinetta come una pazza, senza interporre spazi tra le parole.
“Ah, dev’essere il caricabatteria della telecamera!” Interviene Sibilla, per salvare l’amica in evidente difficoltà.
“Ah! Ih Ih Ih! -risata isterica- Sì, è vero! E’ il caricabatteria della telecamera, e c’è anche quello della fotocamera. Noncicredete? Velogiuro!” E, presa dal panico vedendosi praticamente già ammanettata e rinchiusa in una cella oscura –a mo’ di Bridget Jones II- solo per aver voluto immortalare le bellezze elleniche, apre la borsa contenente la videocamera per avvalorare le sue affermazioni senza interrompere il fiume di parole. L’opera di convincimento ha effetto, tanto che, per non doverla sopportare oltre, la cacciano letteralmente via. Tania tira un sospiro di sollievo e si appresta a raggiungere le amiche che, fingendo di non conoscerla, si erano allontanate.
“Ti abbiamo vista in una tale brutta situazione da renderci conto di non poter fare nulla per aiutarti.” Spiega Pat facendo spallucce.
“Grazie mille!”
Ore 6,15. Si vola verso casa! Il volo si svolge, stranamente, in tranquillità, anche perché le tre sventure ambulanti sono praticamente svenute sulle loro poltroncine. Nemmeno la famigerata scatolina verde contenente la “colazione” riesce a far resuscitare Tania e Sibilla, mentre l’irriducibile Pat scarta soddisfatta il secondo plumcake della giornata appena iniziata.
Ore 7,22 Ora locale. Una volta nuovamente a terra –meno male!- si preparano a raccogliere i loro effetti personali per abbandonare l’efficiente –è il caso di dirlo!- velivolo. Pat fa per staccare il posteriore dal sedile quando un tubo di cartone le cade violentemente in testa. Il passeggero del sedile dietro il loro, infatti, sta cercando nello sportellino sopra le loro teste, il suo bagaglio a mano. Mentre Patty dolorante si appresta a recuperare il tubo contenente i dipinti di Antonia, Tania si affretta a togliere dalle mani dell’imbranato viaggiatore il sacchetto con le loro merendine.
“Il tubo è nostro, grazzzie! E questa è la nostra colazione! Grazzzie!”
Tà si guarda intorno in cerca di qualcuno al quale chiedere di poter avere una copia del giornale in lingua greca per Patty che vorrebbe portarlo a casa come souvenir. Fortunatamente qualcuno ha lasciato sul sedile proprio l’inserto che interessa a Patty. L’hostess, molto gentile, si avvicina a Tania e porgendoglielo aggiunge: “Tenga, se riesce a tradurre questa strana lingua!”
“Ma è greco!” Replica l’altra indignata. E tra sé: “Ma come fa un’hostess in volo dalla Grecia a non riconoscere l’alfabeto? Mah…” Giunta in testa all’aereo, impacciata dall’enorme zaino plumbeo –nel senso che pesa come fosse di piombo-, trova lo stuart che, intento a chiacchierare, blocca il passaggio con la sua mole taurina.
“Arrivederci!” Squilla la vocina della disgraziofora (Dal greco, portatrice di disgrazie).
L’uomo, non solo non la caga minimamente, ma non accenna nemmeno a togliersi di torno. Tania non ci prova una seconda volta, ma spingendo con tutte le sue forze, s’intrufola nell’esiguo spazio tra l’omaccione e la parete del velivolo.
“S-c-u-s-i! Si tolga! A-c-c-i-d-e-n-ti!”
A rendere più comica la situazione, dietro a Tania si sentono chiaramente i commenti comici di Patty. Con non poca fatica, la giovine riesce ad aprirsi un varco senza che l’uomo si accorga di nulla.
“Non ditemi che eravamo nelle mani di questo rimbambito!”
“Oh! Finalmente a Roma!” Finalmente spunta anche una Sibilla in condizioni disastrose. Inguardabile. La lunga pennichella ad alta quota ha lasciato visibili segni sul viso dell’attraente fanciulla, che ora risulta irriconoscibile alle compagne di viaggio.
“Ma è lei?” Bisbiglia Patty preoccupata.
“Sì, purtroppo! Poverella…”
“Sono solo un po’ stanca!” Si giustifica Sibi.
“Ah, allora va bene!” Esclama Patty con aria beffarda.
Ore 7,35. Recuperato e caricato un carrello in un modo che sfida la legge di gravità, le tre disgraziate, gonfie di sonno come tre zampogne stonate, scorrazzano per l’aeroporto per far passare il tempo.
“Non possiamo mica stare tutte quelle ore sedute a mo’ di barbone!” Spiega Sibilla alle altre due che, invece, non disdegnerebbero l’idea di fare del sano baronaggio.
“Ma a che ora abbiamo il volo per Bolzano?” Chiede ingenuamente Patty.
“Tra solo sei ore!” Le risponde Tania con la naturalezza che avrebbe usato se le avesse invece chiesto un fazzoletto.
“Che? Stai scherzando?” Pat spera che si tratti solo di una burla di cattivo gusto.
“No! E’ vero!” Interviene Sibi. “Lo si sapeva ben, no?”
“Sì, ora che me lo dici. Ma avevo completamente rimosso.”
“Dai, l’aeroporto è grande, ce lo giriamo tutto ed arriva subito ora di imbarcarci di nuovo.” Propone Sibi non perdendo il suo ottimismo. Poi si ferma ad osservare qualcosa. “Ma quello non è Albano?”
“E’ vero!”
“Non lo caga proprio nessuno, poveretto!”
Da lontano notano l’insegna di una libreria e decidono di fare un giro lasciando sempre una di guardia al carrello modello barbone. Nel frattempo passa di là anche Nancy Brilli, ma nessuno sembra interessarsene.
Ore 9,01. Durante una sosta alla toilette, Sibi attacca bottone con una signora toscana che vorrebbe portarsi la valigia in bagno per paura che gliela portino via. Comincia così una lunga disquisizione di gruppo sulle modalità di furto e sulle esperienze capitate ad amici e conoscenti. Ad un certo punto, rendendosi conto di non poter intasare oltre la toilette con i loro carrelli strapieni, le chiacchierone si salutano e si augurano a vicenda buon viaggio.
La carrellata dei negozi continua, ma le tre fanciulle cominciano ben presto a sentire il peso della stanchezza accumulata alla quale cedono accampandosi in un angolo provvisto di seggioline. Tania compra una monografia di Archeo per passare il tempo insieme alle sue rovine greche, Patty scrive le sue memorie interrotte bruscamente all’aeroporto di Atene, Sibilla si corica scossa da brividi di freddo.
Ore 10,47. Le ore passano e la situazione peggiora fino a degenerare. La povera Sibi, infatti, si lascia travolgere da una crisi isterica causata dalla stanchezza e dal freddo ai piedi. Osservandola, le altre non sanno come tirarle su il morale ormai incollato al pavimento.
Ore 11,53. Finalmente giunge l’ora di recarsi a fare i biglietti d’imbarco. Le tre poverette si trascinano stancamente al gabbiotto e consegnano i documenti. La signorina, consegnando loro i documenti, le avvisa che l’imbarco si effettuerà alle ore 12,55.
“C’è tempo!” Commentano in coro.
“Andiamo a mangiare qualcosa di caldo?” Propone l’affamata Pat.
“Oh, il tuo stomaco non sciopera mai, vedo!” Sibi trova la forza di commentare sorridendo l’abbuffinaggio dell’amica filiforme.
E così si consolano con una pizza al taglio aspettando che la loro Odissea abbia fine. Nel frattempo, attorno a loro si avvicendano gli altri viaggiatori di passaggio per mangiare. Un signore ben vestito, seduto al tavolo accanto, chiede loro di dare gentilmente un occhio alla sua ventiquattrore mentre si reca al bagno. Ed in quei pochi minuti di assenza del legittimo proprietario del posto a tavola, alle tre ragazze tocca pure combattere con un tipo antipatico che, occupato il posto dell’altro, non ne vuole sapere di lasciarlo libero.
Ore 12,55. “Oddio! Ma è tardissimo! Dobbiamo andare all’imbarco!”
Raccolte le loro scarabattole, le tre sventurate si precipitano trafelate all’imbarco. Questa volta le tac ai loro zaini non presentano nulla di strano, perciò l’operazione si svolge abbastanza velocemente. Se non che, dopo essere stata fermata dal consueto BIP BIP a causa questa volta del cellulare che ha dimenticato nella tasca dei jeans, al momento di raccogliere i suoi bagagli dal nastro, Tania si accorge che il suo prezioso tubo è sparito.
“Alt! Dov’è finito il mio tubo? E’ rimasto dentro il tunnel?”
Siccome nessuno sembra curarsi di lei, Tania si mette alla ricerca del tubo. Lo trova nel l’angusto corridoio fra il nastro trasportatore e quello accanto. Non riuscendo a sporgersi a sufficienza, decide di fare il giro e di infilarsi nel corridoio, naturalmente tenendo lo zaino al sicuro sulle spalle. Le sue compagne di sventura vedono spuntare tra i due nastri, un culone sormontato da uno zaino-valigia.
“Tania, che stai facendo?”
“Ho perso il tubo!” Risponde una voce strozzata dal cunicolo.
Zaini in spalla e tubi sotto il braccio, inizia la lunga corsa verso il gate.
“Dev’essere qui, dietro l’angolo!” Patty incoraggia le compagne.
Ma, ahimè, le insegne da lontano indicano loro che la via è ancora lunga, che bisogna svoltare innumerevoli volte per i corridoi prima di raggiungere la meta. Le tre, dopo aver atteso quasi sei ore girandosi i pollici, ora rischiano seriamente di perdere il volo.
“Correte! Presto!”
Svoltato l’ennesimo angolo, improvvisamente si trovano davanti al loro gate. I tre addetti all’imbarco si girano in tempo per vederle giungere trafelate, sfatte e cariche di bagagli.
“Ah, ECCOLE! Chiama e dì che non è più necessario l’annuncio…” Tuona simpaticamente l’omaccione del gruppo. “Signorine taldeitali?”
“Sì! Siamo noi!”
“Ci siamo perse per i corridoi!”
“Stavamo per farvi chiamare con l’altoparlante. Il vostro volo è in via di decollo, aspettavamo solo voi!” Annuncia loro quello che sembra essere il capo, l’omone dal viso giocondo.
“Ma ci controllate?” Chiede Tania stupita crogiolandosi nell’idea che le avrebbero annunciate con l’altoparlante come tre star internazionali. Già s’immagina la scena della voce riecheggiante per l’aeroporto: “DING DONG! Le gentilissime ed egregie signorine Bellinazzi Patrizia, Marchetto Tania e Pedron Sibilla sono pregate di recare la signoria loro all’imbarco del volo per Bolzano, che non partirà comunque senza il carico prezioso della loro presenza.”
“Già, sappiamo tutto di voi.” Risponde l’uomo. “Sappiamo anche che provenite da Atene.”
GULP!
“Dai, saliamo sul pulmino. Gli altri passeggeri sembrano un po’ incazzati…” Nota preoccupata Pat. “Sibilla, tu non vieni?”
“Ehm, non trovo più il biglietto! Dove l’ho messo?” Sibilla, in preda all’angoscia, sta rovesciando a terra il contenuto dello zaino davanti allo sguardo sconvolto dei tre addetti all’imbarco. “M-Mi scusi, ora lo trovo, eh!”
Pochi minuti dopo il pulmino si mette finalmente in moto con a bordo le tre ritardatarie che gli altri passeggeri osservano con astio. In fila davanti all’unico sportello dell’aereo, i passeggeri muniti di bagaglio lo consegnano perché venga caricato nel bagagliaio. Il velivolo è infatti così minuscolo che per riempirne la coda con le valigie basta veramente poco. Tania, davanti alle altre due, si appresta a mettere un piede sulla scaletta e…
“Scusi, signorina!”
“NOOO! ANCORA? Ma ce l’avete tutti con me?” Sbotta fra sé la iellofora fanciulla.
“Il bagaglio andrebbe nel deposito…” comincia l’uomo.
“Ma io l’ho già consegnata, la mia valigia!” Gli spiega lei come se parlasse con un imbecille.
“E… quello?” L’uomo indica lo zaino mostruoso poggiante sulle spalle di Tania come un guscio sul dorso di una lumaca.
“Ah, questo? Ma è SOLO il mio bagaglio a mano!” Sorride la ragazza come se nulla fosse.
“Se non da fastidio a lei, può tenerlo!” Le concede l’uomo, con un’espressione poco convinta stampata sulla faccia.
“Grazie!”
Sibilla e Patty ringraziano il cielo che la vacanza si stia concludendo senza grossi incidenti, perché, per come si era imbarcata la faccenda, rischiavano seriamente di non tornare a casa illese.
Ore 13,27. Stravaccate comodamente sulle loro poltroncine, si danno a commenti simpatici sugli ultimi sviluppi della loro avventura. L’aereo però è piccolo e gli altri passeggeri cominciano a spazientirsi per la confusione creata da quei tre ordigni vaganti.
“Che bella la tua maglietta, Pat!” Commenta Sibilla.
“Già! L’ho presa da Intimissimi.”
“Ma l’hai messa rovescia?”
“No! E’ fatta così.”
“Io vedo le cuciture.” Interviene Tania.
“Eh, le han fatte apposta!” Ribatte Patty spazientita dall’insistenza delle compagne.
“Allora gira un lembo e vediamo com’è l’interno!”
L’interno è perfettamente liscio, senza cuciture visibili. OPS!
“Non posso scendere dall’aereo con la maglietta rovescia!” Si dispera Pat.
“Non vorrei angosciarti, ma è da stamattina che la indossi rovescia. Minuto più, minuto meno..” Tania cerca di sdrammatizzare.
“No! La devo girare subito!” S’incapponisce Patty.
“Sei impazzita? Non vedi che siamo su un aereo piccolissimo!” La rimprovera Sibi. Ed in bisbiglio aggiunge: “Dietro c’è pure la Cagnotto! Che figura ci fai?”
Ma Pat non sente ragioni e si denuda mentre Sibilla, imbarazzatissima, le fa da paravento con il giubbotto in jeans guardandosi attorno con aria preoccupata. Poi si gira verso Tania che si gode la scena sghignazzando, e le bisbiglia: “Quando siamo partite era pudica e composta. In questo istante è su un aereo in reggiseno. Ti rendo conto? Tania, abbiamo creato un mostro!”
Ore 14,38. Dopo un’oretta abbondante di viaggio, finalmente il minuscolo aereo si prepara ad atterrare nell’altrettanto minuscolo aeroporto di Bolzano e riporta a terra le tre temerarie compagne di sventura.
“Che strano! Siamo state lontane solo 4 giorni, ma mi sembra sia passata almeno una settimana.” Commenta malinconica Sibilla.
“E’ vero. Ce ne sono successe così tante da poter riempire un diario!” L’idea a Tania non dispiace.
“Che tristezza però dover tornare a casa!” Anche Pat è dispiaciuta per la fine della loro avventura ateniese.
Ritirate le loro valigie a brandelli a causa del trattamento poco gentile riservatogli dai romanacci, Sibi, Tà e Pat si dirigono verso la hall. E’ vero, la loro piccola vacanza si è conclusa, ma nel loro cuore si sentono davvero fortunate e pensano divertite a tutto ciò che in soli 4 giorni hanno vissuto insieme e che presto racconteranno ai loro cari tra una risata e l’altra.
Nota dell’autore
Qui si conclude il diario di una breve vacanza in Grecia di tre ragazze fuori dal comune. Qualcuno leggendolo potrà trovarlo divertente, qualcun altro lo riterrà magari banale, di certo ci sarà chi si metterà le mani nei capelli giurando di non intraprendere mai nulla in compagnia anche solo di una di noi tre. Vorrei rasserenare le persone che ci amano assicurando loro che un tale susseguirsi di disavventure, in un lasso di tempo tanto breve, è solo la naturale conseguenza del fortuito incontro di tre spiriti inquieti, imbranati e pericolosamente inclini alla ricerca di avventure con cui rendere più piccante la propria esistenza. Incredibilmente, ognuna di loro ha però potuto far ritorno a casa illesa e sulle proprie gambe, anche se questa vacanza non sarà di certo un argomento di cui, ormai nonne, narreranno con orgoglio ai nipotini come esempio della loro giovanile virtù. Però è indubbio che questo breve viaggio alla scoperta della Grecia rimarrà per sempre nei loro ricordi più piacevoli e divertenti, ed è altrettanto certo che, rileggendo tra qualche anno questo scritto, sorrideranno tra le lacrime ricordando una bella amicizia sbocciata tra le antiche rovine elleniche.
Ringraziamenti
Vorrei ringraziare innanzitutto i baldi Elleni che ci hanno ripetutamente soccorse nei quotidiani momenti di totale smarrimento: il tassista bastardo che sosteneva di non conoscere l’odos Kolonou, il nonno di Heidos e la sua signora impaillettata ed infine i due motociclisti che, pur potendolo, non sono fuggiti alla vista delle tre disgrazie, ma hanno accettato di dare loro una mano a ritrovare la retta via.
Vorrei inoltre ringraziare tutti i folli automobilisti ellenici per aver contribuito a preservare i preziosi specchietti della nostra Opel e per non averci mandate troppo a cagare, considerando la nostra guida malsana; un grazie anche ai taxi e ai bus per aver pazientato durante le nostre ripetute, ma non volute, invasioni di corsia.
Un grazie di cuore va in modo particolare a due persone speciali che ci è stato dato di incontrare, Antonia e Dimitri, i quali ci hanno fatto conoscere il vero spirito di ospitalità e la profonda cultura di alcuni Greci.
Grazie ai bigliettari dei siti archeologici che non hanno controllato la validità dei nostri documenti lasciandoci scorrazzare gratuitamente per le millenarie rovine, e grazie anche a quel pignolo bigliettaro delfico per averci, se non altro, fatte ridere un po’ –se ce ne fosse stato bisogno!
Grazie anche a voi, secolari ulivi, per averci protette con le vostre fronde da sguardi indiscreti e grazie al dio Sole per averci bruciacchiate durante le nostre scarpinate.
Un ringraziamento particolare va alle forze dell’ordine aeroportuali per averci protette da eventuali attacchi terroristici e soprattutto da noi stesse.
Nei ringraziamenti non posso omettere i nostri genitori i quali, pur consapevoli della sconsideratezza delle loro figlie, non hanno intralciato i nostri progetti e si sono limitati ad accendere qualche cero alla Madonna per precauzione. Grazie di cuore anche ad Alberto, Maurizio, Cristina e Marco che, con tutti i rischi connessi, ci hanno accompagnate all’aeroporto, ed a Lalla e Mattia che hanno sostenuto una vera e propria Maratona per salutare la zia in partenza. Un ringraziamento anche a chi, leggendo le bozze di questo diario in fieri, mi ha incoraggiata con critiche costruttive ed entusiastiche ad andare avanti nella stesura di questa fatica.
Ultime, ma non per importanza, vorrei dare il mio GRAZIE più sentito alle mie compagne di viaggio, Patty e Sibilla. Visitando Atene ho finalmente realizzato il mio sogno più grande, e l’ho fatto avendo accanto due vere calamità naturali che hanno reso l’esperienza davvero divertente, esilarante… indimenticabile. So con certezza che questa breve vacanza resterà nel mio cuore per sempre, unica nel suo genere come uniche sono le due amiche che mi hanno accompagnata. Senza la loro simpatia, il loro umorismo e soprattutto senza il feeling che si è instaurato da subito tra noi, il nostro viaggio non sarebbe stato tanto meraviglioso. Dopo essermi scervellata a lungo per scrivere questo diario, ora mi mancano le parole per esprimere quello che ho dentro, così dirò solo “Grazie, amiche mie”...
Scuse
Ho aggiunto quest’ultima voce, doverosamente, in onore di un nostro particolare amico che ha rischiato la vita a causa nostra. Le mie scuse vanno al coraggioso benzinaro che probabilmente resterà segnato a vita dall’incontro con i tre pericoli ambulanti che volevano fargli saltare per aria un’attività faticosamente costruita. Ci auguriamo tutte tre che si riprenda al più presto.
1 commenti:
Ciao,
mi chiamo e Sascha, lavoro a Monaco in germania. Vorrei email di Patty per favore.
mille grazie
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