giovedì 12 luglio 2007

"Io amavo la mia malattia..." Lettera di un presunto pazzo






Cos'è la normalità? Ed in cosa differisce dalla pazzia?
Non siamo forse tutti un po' malati di follia?


Dalle memorie di Zeno Cosini

3 maggio 1915
"Io amavo la mia malattia. Ricordai con simpatia il povero Copler che preferiva la malattia reale all'immaginaria. Ero oramai d'accordo con lui. La malattia reale era tanto semplice: bastava lasciarla fare. Infatti, quando lessi in un libro di medicina la descrizione della mia dolce malattia, vi scopersi come un programma di vita (non di morte!) nei varii suoi stadii.
Addio propositi: finalmente ne ero libero. Tutto avrebbe seguito la sua via senz'alcun mio intervento.
Scopersi anche che la mia malattia era sempre o quasi sempre molto dolce. Il malato mangia e beve molto e di grandi sofferenze non ci sono se si bada di evitare i bubboni.
Poi si muore in un dolcissimo coma. (...)
M'imbattei poi nel dottor S. Mi domandò se avevo deciso di lasciare la cura. (...)
- Se lei esamina il suo animo, lo troverà mutato. Vedrà che ritornerà subito a me solo che s'accorga come io seppi in un tempo relativamente brece avvicinarla alla salute.
Ma io, in verità, credo che col suo aiuto, a forza di studiare l'animo mio, vi abbia cacciato dentro delle nuove malattie.
Sono intento a guarire della sua cura. Evito i sogni ed i ricordi. (...)


24 marzo 1916
La vita somiglia un poco alla malattia come procede per crisi e lisi ed ha giornalieri miglioramenti e peggioramenti.
A differenza delle altre malattie la vita è sempre mortale. Non sopporta cure. Sarebbe come voler turare i buchi che abbiamo nel corpo credendoli delle ferite. Morremmo strangolati non appena curati.
La vita attuale è inquinata alle radici. L'uomo s'è messo al posto degli alberi e delle bestie ed ha inquinata l'aria, ha impedito il libero spazio. Può avvenire di peggio. Il triste e attivo animale potrebbe scoprire e mettere al proprio servizio delle altre forze. V'è una minaccia di questo genere in aria. Ne seguirà una grande ricchezza...nel numero degli uomini. Ogni metro quadrato sarà occupato da un uomo. Chi ci guarirà dalla mancanza di aria e di spazio? Solamente al pensarci soffoco!
Ma non è questo, non è questo soltanto.
Qualunque sforzo di darci la salute è vano. Questa non può appartenere che alla bestia che conosce un solo progresso, quello del proprio organismo. (...)
Ma l'occhialuto uomo, invece, inventa gli ordigni fuori del suo corpo e se c'è stata salute e nobiltà in chi li inventò, quasi sempre manca in chi li usa. Gli ordigni si comperano, si vendono e si rubano e l'uomo diventa sempre più furbo e più debole. Anzi si capisce che la sua furbizia cresce in proporzione della sua debolezza. I primi suoi ordigni parevano prolungazioni del suo braccio e non potevano essere efficaci che per la forza dello stesso, ma, oramai, l'ordigno non ha più alcuna relazione con l'arto. Ed è l'ordigno che crea la malattia con l'abbandono della legge che fu su tutta la terra la creatrice. La legge del più forte sparì e perdemmo la selezione salutare.
Altro che psico-analisi ci vorrebbe: sotto la legge del possessore del maggior numero di ordigni prospereranno malattie e ammalati.
Forse traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute. Quando i gas velenosi non basteranno più, un uomo fatto come tutti gli altri, nel segreto di una stanza in questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile, in confronto al quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati quali innocui giocatoli. Ed un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un po' più ammalato, ruberà tale esplosivo e s'arrampicherà al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà un'esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie. "
Zeno Cosini

2 commenti:

Unknown ha detto...

partendo dal presupposto che non è tutto troppo chiaro..
(cit.:" e non si riesce a capire un cazzo!")

cmq quello li di cosa esattamente ha paura? del futuro? di se' stesso? degli altri? Non ha le palle per proseguire nel cammino della vita e allora decide di ammalarsi ed in tal modo poter evitare problemi e responsabilità? Beh fin qui niente di nuovo, lo facciamo tutti!
Oppure ha paura che l'uomo possa mutare e restare sempre meno animale a tutto vantaggio di uno stato superiore di coscienza che però, se gestito male, può portare alla distruzione sua e della terra? Se ha paura di questo arriva un po' tardi come concetto, infatti qualcun'altro aveva già parlato di questa evoluzione. Mi pare che il diretto interessato fosse Adamo no? Magari, qualcuno ancora in grado di ragionare per analogia riesce a capirne la sottile somilianza.
Insomma direi che il tipo fondamentalmente era ghei, ha perso un sacco di tempo a ragionare e riflettere, ma tutti i ragionamenti erano diretti nella direzione sbagliata e cosi non ha potuto cogliere la bellezza ed il significato della vita. Insomma quello li, è uno che non ha un piano!

Paolo

Tanja ha detto...

Mhmmmm... come rispondere a tanta sollecitudine?
Prima di tutto si tratta di un tizio in cura da un analista a causa delle sue innumerevoli fisime. Fatto sta che, a fronte della normalità che lo circonda, costui si rende conto di non essere proprio malato malato e si convince di volersi liberare della cura perché essa stessa fonte di disagio per lui.

Di cosa ha paura? Di rimanere malato proprio a causa della psicanalisi.

Vero che le sue malattie sono la risposta alla sua inettitudine, l'incapacità di vivere. Tutto ciò che intraprende, in qualche modo fallisce...

Riguardo al resto... trovo che, per essere vissuto all'inizio del secolo scorso, Italo Svevo abbia avuto grandi intuizioni sulle azioni umane e su ciò che le spinge. Considera che tanti passi non erano stati ancora mossi in direzione del vero progresso tecnologico. Se di progresso si può parlare, dato che sempre più spesso ho l'impressione che siamo un po' tutti vittime delle nostre creazioni.
Fa un po' sorridere in modo amaro pensare che quando parla di ordigni non poteva prevedere lo sgancio della bombe nucleari al termine della seconda guerra mondiale. Certo, si esprime in modo ironico, ma sono d'accordo sul fatto che l'uomo con le sue azioni volte ad inseguire il progresso non faccia del bene a se stesso.