mercoledì 4 luglio 2007

Viaggio ad Atene (giorno primo)

ovvero

Tre pazze a spasso per la Grecia

Diario di viaggio



Sabato 29 maggio 2004


Ore 16,15. Aeroporto di Bolzano. Dopo due mesi di attesa spasmodica, è finalmente giunto il momento di partire per il tanto agognato viaggio in Grecia. E così, Sibilla, Patty e Tania si trovano nella sala d’attesa dell’aeroporto che, nel caso di quello di Bolzano, funge anche da biglietteria, Chek In e bar. Tania, in evidente condizione di squilibrio mentale, fatica a mantenere il controllo di sé, con grande preoccupazione di Alberto e di Maurizio, che la osservano presagendo il peggio. Scene di follia si alternano a momenti di ridarola irrefrenabile, tanto che gli altri passeggeri, seduti sulle poltroncine della sala d’aspetto (Waiting room, Wartesaal, Sale d’aspett), guardano le tre sciagurate viaggiatrici chiedendosi quale arcano motivo le abbia spinte ad organizzare un viaggio INSIEME e soprattutto IN QUELLE CONDIZIONI MENTALI! “Probabilmente – pensano commossi – quei due giovani sono degli assistenti sociali per disabili. Che altruisti!” Ma non è così, Alberto e Maurizio le salutano e le guardano avviarsi all’imbarco con espressione alquanto preoccupata.
Tania si gira continuamente verso l’uscita 16.15
aspettando di vedere entrare sua sorella col Cicciolone, che arrivano all’ultimo momento, trafelati per la corsa. La zia-zerbino si fionda nel passeggino per dare un bacio al suo pargolo, saluta i suoi cari e si appresta a mettere lo zaino sul nastro.. ma.. Patty sta tornando indietro, apre lo zaino, che sta facendo? Non è il momento per fare uno spuntino!
“Signorina, deve lasciare qui le sue forbicine per le unghie.” Le annuncia cinereo l’addetto al controllo anti-terrorismo.
“Ma sono SOLO le mie forbici..” cerca di mediare Patty, dispiaciuta di doversi separare da un tale indispensabile utensile da viaggio. Niente, deve lasciare le forbici ad Alessandra senza poter protestare oltre. BRRAVISSSIMA!
L’imbarco continua senza ulteriori intoppi e le tre, eccitate per l’avventura che sta avendo inizio, si precipitano a prendere posto nel velivolo, i cui 30 posti non sono numerati. Sibilla, sicura di sé, osserva Tania, in preda alla follia.
“Sei certa di sentirti bene? Ti vedo un po’ agitata!”
“Ti assicuro che non ho paura del volo, è solo la felicità a ridurmi in questo stato pietoso.” BENISSIMO!

Ore 17,15. L’aereo si mette in posizione, pronto al decollo.. ma..
“Sibilla, cos’è quella faccia? Non eri tu quella imperturbabile?”
“Ehm.. veramente .. non volevo dirvelo, ma ho un po’ di paura!”
MAAAAMMA MIA! Non si sono ancora rese conto di quello a cui possono andare incontro. L’aereo decolla e si alza in volo, portandole, emozionate e sconvolte, verso l’avventura che tanto desiderano. Tania sogna l’Acropoli di Atene, la immagina percorsa da filosofi e uomini illustri che hanno abitato, durante la classicità, la città dei suoi sogni. Sibilla pensa angosciata ai suoi probabili problemi intestinali, visto che il bagno è in comune con le altre due. Patty già pregusta le squisitezze che potrà assaggiare nelle rinomante trattorie ateniesi. Sorvolano la loro terra, sperando di cuore che non sia l’ultima, come ha predetto il professor Cont, e si lasciano trasportare dai loro pensieri. Tania guarda le sue compagne di viaggio, felice di averle come amiche e certa che sarà una vacanza indimenticabile.
Atterrate a Roma cominciano i loro problemi. Non sanno se devono ritirare le valigie e, soprattutto, da che parte dirigersi, così Sibilla si presta a porre le prime due domande stupide ai poveri malcapitati che si trovano disgraziatamente nei paraggi.
“Scusi, posso farle una domanda stupida? - Complimenti per l’incipit! – Noi dobbiamo imbarcarci per Atene, ma… le nostre valigie?” e poi “Scusate, una domanda stupida: da dove si esce dal Ritiro Bagagli?” …Grazie, Thank You, Merci!
“Bene, ora dobbiamo solo trovare il gate B13 e siamo a posto.” Annuncia Patty alquanto sollevata. “Che ne direste di metterci a parlare lingue diverse?”
“OK! Ci sto.” Sibilla è entusiasta. “Comincerò subito a parlare francese. Allor, mais… je ne conosc le parol.. Meglio se parlo inglese, và!”
Passeggiando per l’aeroporto, ridono, scherzano e si divertono a trasformare qualsiasi discorso in una cosa comica. E così, su e giù per le scale, dentro e fuori per i corridoi, davanti ai loro occhi si profila ad un tratto il cartello PARTENZE GATE C.
“Che? Ma non dobbiamo cercare il B?”
Sibilla, ormai lanciata nel suo ruolo di intervistatrice, si rivolge al signorino addetto allo smistamento dei passeggeri. “Scusa, posso farti una domanda? Dov’è l’imbarco B?”
“E’ qui, insieme al C, e dentro trovate negozi, toilettes,..”
“Bene, entriamo subito, così andiamo al bagno!” Dice gaiamente Tania. E riferendosi alla telecamera aggiunge. “Intanto tiro fuori l’ordigno esplosivo.”
“Signorina, certe cose è meglio non dirle, qui..”
OPS! D’altronde, quando una è sveglia... Nemmeno Patty è un fulmine di guerra, visto che mostra al controllore il biglietto aereo Bolzano-Roma, già strappato tra l’altro, invece di quello Roma-Atene! BRRAVISSSIME!
Sibilla però è ottimista. “Bene, il peggio è passato, ora non ci resta che andare a fare il Chek In e poi ci diamo allo shopping al Duty Free...”
Ma il nastro trasportatore colpisce ancora!
“FERMI! C’è un coltello in uno zaino!”
“Sibilla, nel tuo zaino c’è un coltello?” Tania è quasi scandalizzata per la sbadataggine dell’amica. “L’hai portato per tagliare le mele?”
“No, io non ho coltelli.”
“ODDIO! Allora è il mio coltellino svizzero! No! Idiota! Idiota! Come ho fatto a dimenticarmene?”
“Signorina, o lo rispedisce a casa, o lo dobbiamo buttare.”
“Ma è un regalo, ci sono affezionata!” Però non le va proprio di spendere 50 Euri per rispedire a casa un coltellino che ne è costati solo 5.
“Niente da fare..” e l’insensibile blocca-malviventi lo tiene sospeso per il cavetto sopra il bidoncino pieno di armi da taglio appartenenti a poveri sbadati scambiati per terroristi.
“Allora lo tenga lei, si stappi una bottiglia alla nostra salute.” Gli risponde Tà con un sorriso di circostanza che esprime chiaramente un’irrefrenabile propensione a piazzargli un gancio fra gli occhi.
“No, di solito quello che ritiriamo lo diamo in beneficenza.”
Sibilla, ironicamente, commenta: “Che fortunati quelli che riceveranno in beneficenza delle armi da taglio!!” E trascina via l’amica incazzata come pochi.
E, dopo l’ennesima figura da chiodi, via a cercare un bagno! Ma prima, piccolo show davanti alla telecamera, tanto per fissare in modo indelebile il magic moment appena vissuto.
Un giro al Duty Free per ammirare le mega-stecche di cioccolata – “Patty, scrostati dagli scaffali dei Ferrero Rocher che diventi obesa!” – e poi di corsa all’imbarco!
L’aereo è un Airbus A-321, interno verde, sei file di sedili intervallate dal corridoio, molto più rassicurante dell’altro velivolo, che di file ne aveva solo tre ed era più stretto di un autobus. Patty è seduta, per un imperdonabile errore della ragazza al Check In, qualche fila avanti rispetto alle altre, che chiedono umilmente all’hostess di poter godere della vicinanza dell’inseparabile amica.
“Signorine, non so se sia possibile, essendo una questione di bilanciamento dei pesi. Comunque, vediamo..” Risponde loro professionalmente la simpatica signorina.
“Ma scusi, è vero che la nostra amica ingurgita di tutto ed in quantità industriali, ma non stiamo mica parlando di Obelix!”
“Sa – afferma Tania con aria innocente – dobbiamo stare tutte tre vicine per poter mangiare gli M&M’S tarocchi insieme.” E questo convince l’hostess a concedere il trasferimento di Patty che si appresta a prendere posto accanto alle due pazze compagne. Evvai! Tutte tre in riga: Patty al numero 31D, Sibilla al 31E, Tania al 31F.
DING DONG! “Gentili passeggeri, Alitalia vi dà il benvenuto a bordo. Vi preghiamo di ascoltare attentamente le istruzioni di sicurezza…bla...bla bla...bla.. ancora bla…” Ma dal fondo dell’aereo, esattamente dalla fila 31, giungono risate sguaiate miste ad un inconfondibile scrocchiamento di M&M’S tarocchi. Le tre sciagurate danno evidenti segni di squilibrio mentale sparando cavolate galattiche e trangugiando noccioline fino alla nausea loro e dei passeggeri seduti nelle file attigue, che già si pongono quesiti tipo: “Quanto durerà il volo in queste condizioni? Da dove verranno queste disgrazie ambulanti? Saranno evase da un ospedale psichiatrico?”
Ad un tratto Patty s’illumina: arriva il carrello delle cibarie. Come per magia, le tre si ritrovano in mano una scatola di cartone verde di dubbio gusto che reca una scritta sul coperchio: Se hai fame di viaggiare, scegli Alitalia. Mah.. “Apriamola!” Essa contiene:
numero 1 panino del diametro di 8 cm esatti, imbottito con prosciutto e formaggio e conservato sotto vuoto, ma al contrario (in pratica il sacchetto era gonfio d’aria);
numero 1 plumcake sotto vuoto al contrario (buonino);
numero 1 coppetta di plastica per il caffè/the caldo;
numero 1 coppetta stile yogurt contenente però acqua minerale frizzante. Questa la cena offerta da Alitalia, che le nostre amiche osservano chiedendosi se sia uno scherzo.
“Quando sono andata in Inghilterra ci hanno portato un vassoio ricolmo di ogni ben di dio..” Comincia a narrare delusa Patty, lanciando occhiate perplesse alla scatola che tiene fra le mani come fosse un ordigno pronto ad esplodere.
Ma nulla viene mai sprecato, ed in breve le tre scatole si svuotano e le rispettive pance si riempiono. Passa addirittura l’hostess con il the! “The..The..”
E Sibilla: “Ah, arrivano col the! Coffee please!” E allunga sorridendo la coppetta in pura plastica.
L’hostess, con la brocca del THE in mano, non sa se ridere per la chiara intenzione di scherzare di Sibi o se lanciarle addosso la caraffa in ferro massiccio e mettere fine alle proprie sofferenze. La scelta è ardua, ma alla fine fa solo una smorfia e se ne va lasciando la poverella paralizzata, con il braccio teso verso di lei e la coppetta vuota in mano. BRRAVISSSIMA!
Dopo essersi rimpinzate si mettono tranquille e cercano di stare un po’ zitte – attività difficile per loro, per la verità – e aspettano che l’aereo si appresti ad atterrare. Le hostess nel frattempo raccolgono le immondizie dai tavolini.
“Scusi, mi lascia tenere la coppetta del the per le mie medicine?” Chiede Tania speranzosa.
Il pensiero sorge spontaneo: “Per gli PSICOFARMACI?”

Ore 22,40 ora locale. Atterraggio in quel di Atene. “Acropoli, arriviamo!!” Esulta Tania esaltatissima. La domanda sorge ora spontanea: rimarrà qualcosa intatto nella città eterna, dopo il oro passaggio? SI SALVI CHI PUO’!!

Ore 22,45. Lasciata Tania al ritiro bagagli, Sibi e Pat si recano alla toilette e tornano giusto in tempo per notare la valigia di Pat che, fatto il giro sul nastro trasportatore e non riconosciuta da Tania, se ne torna allegramente al deposito mentre Tania si guarda in giro con aria da imbecille.
“Ma quella è la mia valigia!”
“Eh, mi sembrava ben che fosse la tua.”
“Ma Tà, perché non l’hai presa?”
“E se fosse stata di qualcun altro che facevo, gliela portavo via cosi mi denunciavano?”
SON COSE BELLE…

Ore 23,12. Dopo aver contrattato a lungo con la Rent Girl, ricevono le chiavi dello sfortunato veicolo destinato ad accompagnarle nella loro folle corsa verso la città. La Rent Girl spiega loro con pazienza le modalità di noleggio dell’auto e Tania finge spudoratamente di capire ogni cosa detta in inglese, lingua a lei del tutto sconosciuta. Fortunatamente, Sibilla e Patty lo masticano bene (a dire la verità, Pat mastica di tutto). Alla fatidica domanda: “Quanto pensa che ci metteremo a raggiungere Atene?”, la giovane le osserva con attenzione dalla testa ai piedi e con assoluta certezza dichiara: “Per voi tre ci vorrà almeno un’ora.”
“Perché ci ha guardate in quel modo prima di rispondere??” Perché la Rent Girl la sa lunga, sa riconoscere delle calamità naturali quando se le trova innanzi.
“Evvai! Si parte! Ma...dov’è la macchina?” Al parcheggio, naturalmente, a solo mezzo chilometro dall’aeroporto. Quante macchine! Si chiedono quale possa essere la loro.
“Forse quel fuoristrada lucente? No.. Allora la Porshe lucidata a nuovo! No, nemmeno quella. Potrebbe essere la Corvette rosso fiammante. Nein! Ahh, è l’OPEL CORSA BLU al numero 266!” Prima di partire riprendono con la telecamera i graffi già presenti sulla vettura, visto che l’assicurazione non copre le ruote (e vabbeh), gli interni (e si capisce) e gli specchietti (poi capiranno il perché).

Ore 23,31. Finalmente si parte! Sibilla alla guida del veicolo ruggente, Tania nel ruolo di navigatore, con cartina alla mano e telecamera pronta per ogni evenienza e Patty, che si agita come una mangusta sul sedile posteriore al ritmo di musica, adibita a controllore dei cartelli in greco e dei semafori. BRRAVISSSIME! Nonostante l’accurata preparazione del piano di viaggio (che si potrebbe definire piuttosto un piano di guerra), un tragitto semplicissimo e lineare si trasforma in breve in una vera e propria Odissea senza fine. Come, infatti, il prode Ulisse cercò in un tempo mitologico di ricongiungersi con la sua amata Penelope attraversando il mare infido che lo allontanava sempre più dalla meta prendendosi gioco di lui, e giunse a Itaca in un viaggio di ben 10 anni, così le nostre sciagurate eroine cercano di raggiungere il porto sicuro dell’Hotel King Jason in Odos Kolonou (Odos/via Kolonou) sfidando l’intrigo di vicoli a senso unico e la guida perigliosa del popolo ateniese, ed errano per ore prive di orientamento per la città percorrendo con incoscienza le corsie preferenziali di Taxi e Bus. Chiedono informazioni ai viandanti notturni e scoprono di essere ancora fuori dalla zona della cartina che tengono in mano come l’unica arma in grado di salvarle dalla deriva.
Finalmente, dopo lungo peregrinare, in lontananza si staglia, come un miraggio pronto a dissolversi, il cartello della piazza Omonia (Omonia).
Tania, che la speranza mai abbandona, esulta. “Dovremmo esserci! Ora svolta in Odos Agiou Konstandinou (Agiou Konstandinou) verso piazza Karaiskaki (Karaiskaki), e poi prendi Odos Teodorou Diligiani (Theodorou Diligiani). Bene, così..” Dopo mezzora.. “Oh, se non fosse stato per quel senso unico ti assicuro che svoltando immediatamente a sinistra avremmo incrociato la nostra via e non staremmo percorrendo Odos Acileos ( Via Achileos) per la terza volta!”
Pat è stanchissima (e chi non lo è?) e propone semplicemente di chiedere ancora una volta aiuto ai baldi ateniesi. Così Tania scende prontamente dall’auto e con gesti inconsulti ferma un taxi guidato da un imbecille che –non ci crede nemmeno lui stesso- afferma di non sapere dove si trovi l’Odos Kolonou (Odos Kolonou). Così blocca un’altra vettura alla cui guida c’è niente po’ po’ di meno che il nonno di Heidi (Heidos per i Greci).
“Ehm.. Excusemmè! Odos Kolonou…?” Chiede accompagnando la voce, come sua abitudine, con ampi gesti della mano (stile vigile urbano che dirige il traffico). Il nonno di Heidos la guarda perplesso e sbotta con un titubante “Katw... dexteras... (Katò… dexteras…)”. Poi la guarda meglio, capisce con chi ha a che fare, e le fa cenno di seguirlo.
“Sibi, segui quell’auto, PRESTO!!” Ma il tragitto dura pochi istanti perché, girato l’angolo, la macchina si ferma e ne scende un tale dall’aria che non promette nulla di buono, il quale si dirige con passo flemmatico verso il chiosco dei tabacchi e ci gira intorno per un po’.
“Che fa? Perché si sono fermati? Non comprerà mica le sigarette?” Chiede Sibilla con tono preoccupato indicante però un sintomatico inizio di crisi isterica. Ebbene sì! L’amico risale in macchina e dal sedile posteriore spunta una vecchia abelarda tutta impaillettata che si guarda in giro con aria poco sveglia. Pochi istanti dopo, dal lato conducente scende il vegliardo che si avvicina con incedere stile zombie all’Opel blu. Sibilla abbassa il finestrino e lui comincia a dare spiegazioni in greco: “ Katw, parabalw... left – e indica la destra con la mano-… caire! “ e se ne va. Le tre si guardano allibite, non sapendo se ridere o piangere.
“L’unica cosa che abbiamo capito, in inglese, è sicuramente sbagliata! E ora?”
Avanti col carro, l’avventura continua! Di nuovo in balìa di se stesse e della loro immensa imbranataggine, le tre riprendono a peregrinare girando sempre intorno alla stessa piazza. Dopo venti minuti buoni, vedono in lontananza l’insegna dell’Hotel.
“Perfetto, ora basta raggiungerlo andando sempre dritto!” Si esalta Sibilla, giunta ormai ormai sull’orlo di una crisi di nervi.
Ma Pat la smonta. “ Mi dispiace deluderti, ma è un senso unico.”
“Noooo! Io lo percorro tutto in retromarcia” Il baratro è pericolosamente vicino. Sibilla, tieni duro, non crollare!
“Ma và là!” Minimizza saggiamente Pat, notando delle preoccupanti venuzze sanguigne contornare le pupille dell’imperturbabile prof Pedron.
Ricominciano così a girare, catturate dal vortice senza uscita di vicoli a senso unico dove gli specchietti non assicurati sono messi a dura prova dall’ardito parcheggio tipico della metropoli ellenica. Le tre sciagurate, in balìa del beffardo groppo di vie, si sentono vittime di una candid camera, e se ne avessero la forza magari ci riderebbero anche su, ma la situazione è tutt’altro che comica.

Ore 1,15. Finalmente l’albergo cessa di essere solo un’insegna irraggiungibile che si dissolve ad ogni loro tentativo di raggiungerla, e si materializza davanti ai loro occhi increduli ed assonnati.
“Ma qui ci siamo passate prima! Nessuna ha notato che ci trovavamo già davanti all’hotel?” LASCIAMO PERDERE, VA’! Ce l’hanno finalmente fatta, chi l’avrebbe mai detto?
Parcheggiano davanti all’hotel e, sfatte e coi nervi a brandelli, si apprestano a prendere possesso della loro confortevole camera tripla. Durante l’operazione di ascesa alle alte sfere dell’immobile, Sibilla rischia seriamente di rimanere schiacciata tra le porte dell’ascensore, ma si salva caracollando addosso a Tania e Patty, sepolte dai propri e dagli altrui bagagli.
“T’immagini Sibi compressa come una sogliola? Che schifo, non voglio pensarci!” Commentano simpaticamente le due anime pie.
L’alloggio, ubicato al VI piano, è ai loro occhi un luogo ameno, traspirante pace e promesse di un dolce riposo. Dal balcone, la vista della città illuminata toglie il fiato, e per un attimo le tre si guardano a vicenda commosse, travolte dall’emozione di trovarsi finalmente ad Atene e dalla stanchezza di una giornata densa di avvenimenti. Rientrano in camera con un’ultima occhiata all’Acropoli che si staglia all’orizzonte, illuminata dai fari arancio, immobile sul cucuzzolo della collina.

Ore 2,04. Dopo essersi restaurate un pochino ed essersi cosparse completamente di crema anticellulite, Patty, Tania e Sibilla si danno la buonanotte. Ma prima..
"Ragazze, volete delle gocce per dormire? Io m'impasticco perché non vorrei rimanere sveglia nonostante mi senta demolita."
"No grazie, Tania, noi due siamo normali!" Normali è una parola grossa, se riferita a loro! Ognuna chiusa nei suoi pensieri, già pregustano l’inizio della loro avventura nella millenaria capitale della Grecia. BUONANOTTE!

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