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Dopo averne a lungo parlato senza mai veramente deciderci ad organizzare il viaggio, finalmente siamo riusciti a visitare la diga del Vajont. E' stata un'esperienza unica, resa ancor più emozionante dall'aver visto proprio il giorno precedente il video di Paolini sul disastro avvenuto la notte del 9 ottobre 1963 (http://vajont.org/vajont_static/paolini.html), un monologo di grande effetto e denso di emozioni, oltre che di importanti verità.
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Ci è stato possibile percorrere il tratto sommitale della struttura. Siamo stati accompagnati dalla guida lungo il coronamento, le cui barriere protettive non erano tuttavia sufficienti a infondermi un po' di sicurezza se solo l'occhio mi si spostava al di là della passerella, in quel vuoto infinito che pareva tuffarsi nella gola rocciosa. Ma, pur con un pizzico di timore di fronte al baratro, non riuscivo a trattenermi dal gettare lo sguardo oltre il bordo del camminamento. Mette soggezione questa diga, soprattutto se si pensa all'immane quanto inutile tragedia di cui si è resa teatro e a vederla così, nel silenzio della vallata ormai riempita dal versante della montagna, silenzio disturbato "solamente" dalla musica proveniente da un furgone di ristorazione, sembra di contemplare un gigante imbronciato perché costretto per punizione a fare da guardia alla valle sottostante da lui in passato devastata.
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Ci sono luoghi nei quali aleggia ancora, vivo come il respiro stesso dell'esistenza, lo spirito di un vissuto storico, con le sue memorie ed i suoi moniti... uno di questi è senza dubbio la valle del Vajont.
Longarone dopo il 9 ottobre 1963
La diga dopo il disastro